01 gennaio, 2002

Tuffo nell'eternità

L'acqua che ti rigenera e ti monda al tempo stesso


Liberarsi delle scadenze improbabili del tempo, e sconfinare oltre le anguste ristrettezze dello spazio, vuol dire, caro papi, ritornare alla casa del padre correndoGli incontro a braccia aperte. Poiché tempo e spazio misurano il peccato e condizionano l'uomo a compierlo al tempo stesso. E quando il perdono del Signore Misericordioso te lo rimette, annulla, ipso facto e per l'eternità, questi due inflessibili carcerieri del destino inalienabile dello spirito umano.

Ti ricordi, caro papi, di quella volta, al mare, che io chiedevo con insistenza e impertinenza birbante di bere dell'acqua, e non me ne saziavo perché era un pretesto per non mangiare, e tu me ne versasti una caraffa in testa? Io capii la lezione e, dopo la sorpresa e lo stordimento, scoppiai in una risata mista a lacrime di emozione. Nel tuo piccolo, mi desti allora la stessa lezione che molto prima si era meritata una coppia altrettanto petulante e impertinente, che dal Papi voleva di più di quanto le era stato concesso e le veniva elargito.

E allora, che fece il Buon Papà, avendo perso la pazienza, dopo avere raccomandato a questi Suoi figli di cibarsi del cibo della sapienza invece di abbeverarsi alla bevanda inebriante della presunzione e della superbia? Ne diede loro a profusione e, siccome presunzione e superbia sono fuori luogo lì dove non ci sono né spazio né tempo, Egli condannò Adamo ed Eva, così aveva chiamato questi due Suoi figli, a convivere con esse nel tempo e nello spazio ed a confrontarle con il bene e con l'amore, l'umiltà e la semplicità, per operare una scelta definitiva.

L'attimo di turbamento e di confusione che io provai in quel momento, caro papi, è paragonabile al turbamento e allo stordimento dell'attimo di vita confinata sulla terra che l'uomo deve percorrere e trascorrere. La gioia liberatoria per le coccole che tu e mamma mi faceste dopo quella doccia fuori programma, non racchiusa nell'istante dell'episodio ma dilatata nel mio cuore sino all'eternità del presente, è un po' simile, anzi assai simile, a quella che mi ha letteralmente strappato da terra e mi ha catapultato in Cielo, tra le braccia di Colui che mi aveva mondato dei peccati. Ma non mi ha staccato dalle radici più care che siete tu e mamma, caro papi, permettendomi di condividere con voi le emozioni di quel giorno che tengo gelosamente custodite nel mio cuore.

Presunzione e superbia sono, sin dal tempo dell'angelo ribelle, la punta di diamante del male, il bisturi del quale egli si serve con sopraffina perizia per recidere, dividere, estirpare. Il bene dal bene, ovviamente. L'unico amore che esse conoscono e professano è per se stesse, per la propria immagine, per le proprie gesta, per i propri successi, per il proprio cinismo del quale sono immancabilmente compiaciute. L'amore per il prossimo, la tolleranza, la solidarietà, il perdono, sono per esse utopici sentimenti di cui si alimentono e si illudono gli sciocchi, i semplici, i poveri cristi, gli eterni perdenti, i soliti polli, gli scemi del villaggio. Un villaggio oltre i confini del quale non riescono ad andare con lo sguardo ed il pensiero, e che rappresentano la ristrettezza e la grettezza dell'uomo schiavizzato dai perversi sensi di grandezza e potenza.

Siate sprovveduti di superbia, semplici nell'amore, poveri ma ricchi di Cristo, vittoriosi di eternità, cibo da sfamare, ma soprattutto proiettatevi con il cuore negli spazi incommensurabili che il cuore di Dio ci promette di esplorare e di abitare. Lì scoprirete il valore vero della grandezza e della potenza e, come esse si identificano e si fanno concrete dell'Amore di Dio. Di lì si diramano in innumerevoli rivoli destinati a dissetare e a ristorare i più assetati figli della terra. Magari come una doccia che ti rigenera e ti inonda al tempo stesso. Una doccia che non posso dimenticare per tutto l'amore con il quale mi fu imposta e per la quale ho un motivo in più per volervi bene.

Con tutto il mio cuore. Emilio.

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